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Interviste

Scuola di champagne alla Bulesca. Quattro serate, quattro relatori, un attestato finale – intervista a Guido Invernizzi

By 28 Agosto 2018Settembre 14th, 2018No Comments
Scuola di champagne alla Bulesca. Quattro serate, quattro relatori, un attestato finale - intervista a Guido Invernizzi 1

Venerdì 5 ottobre (ore 20.45il terzo appuntamento con Guiido Invernizzi alla guida che ci parlerà de “I RÉCOLTANT MANIPULANT – LA DEGUSTAZIONE, LE REGOLE DI SERVIZIO E GLI ABBINAMENTI – In degustazione: Champagne Brut Blanc de Blancs “Les 7 Crus” Agrapart, Champagne Brut Tradition Egly Ouriet, Champagne Brut Blanc de Blancs 1 er Cru “Experience André Jacquart”, Champagne Reserve Blanc de Blancs Grand Cru – De Sousa, Champagne Blanc de Noir – Fleury

Conoscere ed approfondire il re delle bollicine nel mondo? Presto a Rubano (Pd), presso il Centro Congressi del Ristorante La Bulesca, una Scuola di Champagne. Dal 17 settembre (ore 20.45) quattro master class, una a settimana, per complessivi venti champagne d’elezione e quattro docenti tra i migliori in Italia e non solo. Samuel Cogliati, Ciro Fontanesi, Pierluigi Gorgoni e Guido Invernizzi saranno le guide autorevoli di un viaggio sensoriale, nel tempo e nello spazio, tra maison classiche e vignerons creativi. Degustazioni approfondite e didattica innovativa sul vino più famoso al mondo. Un percorso formativo che verrà riconosciuto con un attestato di partecipazionerilasciato ai partecipanti di tutte e quattro le serate.

 “La degustazione, le regole di servizio e gli abbinamenti” sarà il tema del terzo incontro che si svolgerà venerdì 5 ottobre a cura di Guido Invernizzi. Novarese di nascita, laureato in medicina e specializzato in chirurgia generale, esercita presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara. Noto e apprezzato relatore, Commissario d’ esame,  tiene regolarmente lezioni e degustazioni in Italia e all’estero.

“Io sono nato e cresciuto con la cultura del vino – puntualizza Invernizzi – protagonista in famiglia. Genitori e parenti decisamente buongustai mi hanno accompagnato e alimentato un’accesa curiosità sul mondo del vino. In particolare mio padre, anche lui medico. Un interesse che dopo la laurea e le specializzazioni è decollato con il corso AIS finito nel 2001 e che per me è stato come un faro guida su tutto il mio percorso di conoscenza”. Perché se nella vita Invernizzi fa il medico, non c’è giorno, festivi compresi come dice lui, che al di la delle degustazioni e degli eventi da presenziare non si aggiorni, legga o studi qualcosa sul vino. 

Le sarà capitato il vino da 100 punti di valutazione nella classica scheda AIS di valutazione? “Io non credo ai 100 punti, alla perfezione assoluta, come non credo – puntualizza Invernizzi – all’uomo o alla donna più belli del mondo, all’automobile migliore in assoluto ecc. perché i gusti personali incidono inevitabilmente”. Facciamo un 99 punti? “Beh se proprio dovessi sceglierne uno che evidentemente, a mio gusto, si avvicina alla perfezione direi il Fiorduva Costa D’Amalfi di Marisa Cuomo. Un vino che degusto spesso, che conosco molto bene e che considero straordinario”.E lo Champagne 99? “Se dovessi dire uno Champagne, che per me rappresenta una magnificienza e tra l’altro non è eccessivamente dispendioso, detesto l’idea che si possa spendere 10000 euro per 75 ml di liquido, è Les Pierreres di Ulysse Collyn”.

Che ne pensa della qualità media del metodo classico italiano? “Ci sono ottimi prodotti e a parte qualche rarissima eccezione dove si va decisamente su col prezzo, paragonare un buon champagne ad un buon metodo classico italiano è fuorviante. Bisogna discernere e spiegare le differenze. Personalmente penso che lo champagne sia la sintesi migliore di un metodo di vinificazione che esprime in quel contesto, come dicono spesso gli chef de cave d’oltralpe, la sintesi migliore di storia, terroir e passione. In altre parti del mondo puoi avere un po’ di terroir e grande passione ma ti manca la storia intesa come esperienza e tradizione. Personalmente – continua Invernizzi – ho bevuto bollicine dell’isola sud della Nuova Zelanda e dell’Oregon che sono straordinarie. Spumanti inglesi magnifici.In Italia, sempre secondo me, tolto il Brut Zero Valentino Rocche dei Manzoni, il miglior Giulio Ferrari, l’Annamaria Clementi e qualcos’altro, il livello medio dello champagne rispetto alla media del metodo classico nazionale è alquanto superiore. Non sono esterofilo ne filofrancese a prescindere tant’è che non mi è mai capitato di bere un Cremant Di Bordeaux ad esempio, sempre fatto in Francia, eccezionale. Quello che è importante è avere la lungimiranza e l’onesta intellettuale di non fare paragoni inutili. In Italia abbiamo delle signore bollicine ma se devo scegliere io tra un medio italiano, un medio spagnolo o di altra provenienza o uno champagne medio non ho dubbi. Non voglio avere certezze ma ora come ora il mio personalissimo canone di valutazione sul metodo classico privilegia lo champagne. L’importante è non avere pregiudizi, preconcetti, seguire le mode o esprimersi in maniera tranchant senza aver assaporato e valutato ripetutamente e profondamente un vino. Qualsiasi vino”.

Chiediamo al medico: cosa pensa del consumo di alcol? “Il consumo di alcol deve essere consapevole, accorto. Ritengo che il consumo informato e moderato del vino, considerate le proprietà biochimiche dello stesso, possa avere indubbi effetti benefici. Un tema di grande interesse ed attualità. In ogni caso umiltà e curiosità devono essere le molle per qualsiasi percorso di conoscenza sul vino. Perché il vino non è solo Champagne, Bordeaux, Borgogna, Langhe o Toscana . E chi la pensa così non è un cultore del vino ma un abitudinario”

 

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