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Interviste

Master I Grandi Terroir di Francia – Intervista a Francesco Falcone

By 20 Dicembre 2018No Comments
Master I Grandi Terroir di Francia - Intervista a Francesco Falcone 1

Master I Grandi Terroir di Francia - Intervista a Francesco Falcone 2Il 28 gennaio 2019 salirà in cattedra Francesco Falcone che ci parlerà di “Loira”. E noi lo abbiamo intervistato.

Pugliese di Gioia del Colle, Francesco Falcone è un degustatore indipendente, divulgatore e scrittore. Dopo un biennio di formazione nella ciurma di Porthos, una lunga esperienza piemontese per i tipi di Go Wine (culminata con il libro “Autoctono Si Nasce”) e due anni di stretta collaborazione con Paolo Marchi (Il Giornale; Identità Golose), ha concentrato per un decennio il suo lavoro di cronista del vino per il bimestrale indipendente Enogea (2005-2015). Per otto edizioni è stato tra gli autori della Guida ai Vini d’Italia de l’Espresso (2009-2016). Dal 2016 è firma di Winesurf. Nel 2017 ha scritto il libro “Centesimino, il territorio, i vini, i vignaioli” (Quinto Quarto Editore). Nell’estate del 2018 ha collaborato alla seconda edizione di “Barolo MGA, l’enciclopedia delle grandi vigne del Barolo” (Alessandro Masnaghetti Editore). A dicembre del 2018, per i tipi di Quinto Quarto, è uscito il suo ultimo libro “Intorno al Vino, diario di un degustatore sentimentale”. 

“La mia carriera – sottolinea Falcone – è iniziata molto presto. Da giovanissimo ho lavorato come sommelier per qualche anno a livelli importanti: da Gualtiero Marchesi a Erbusco, da George Blanc in Borgogna, al Miramonti l’Altro di Concesio. E prima ancora a Londra, dove mi sono innamorato del vino. Poi nella mia vita sono arrivati Sandro Sangiorgi e Alessandro Masnaghetti, che mi hanno aiutato a crescere, a formarmi. Prima di tutto questo ho fatto il pugile per molto tempo e con discreti risultati giovanili e buone prospettive. Avevo il mito di Carlos Monzon e questa testa un po’ calda me la sono portata dietro per un buon periodo”. A quanto pare, aggiungiamo noi, senza sacrificare troppo il naso e il palato. 

Il tuo approccio con la Francia?
“La mia storia con la Francia è iniziata da Georges Blanc, che sta a Vonnas, un posto a metà tra Jura, Borgogna e Rodano. E li che ho iniziato a conoscere i vini di quel Paese. Poi ci sono tornato più volte. Ancora oggi quando ho voglia di fare una gita fuori porta un po’ più lunga me ne vado in Francia. Le mie regioni del cuore sono la Champagne, la Loira e il Jura”

Cosa pensi dell’Italia del vino?
“Adoro il mio Paese. Ho un debole per le Langhe, per l’Alto Piemonte e mi piacciono da morire i vini del Chianti Classico, di Montalcino e i vini più autentici della Valpolicella. E mi fanno palpitare il cuore i vignaioli artigiani di Sardegna, Sicilia e Calabria”. 

La regione vitivinicola che vorresti conoscere di più e meglio?
“Sicuramente il Portogallo e soprattutto la zona del Douro. E’ un Paese che mi ispira molto essendo tra le altre cose un grande appassionato di Antonio Tabucchi e di tutto ciò che gravita attorno alla sua opera”. 

Se dovessi paragonare il vino italiano a quello francese cosa noti in particolare?
“L’Italia è un Paese che sotto il profilo enologico si sta evolvendo. La Francia è invece da anni una realtà consolidata dal punto di vista produttivo, commerciale, comunicativo. In Italia si sta innovando di più, più rapidamente; siamo un Paese pieno di creatività dove si beve molto bene anche in luoghi inaspettati, conoscendo produttori di valore in denominazioni di origine apparentemente marginali. Ma allo stesso tempo ci sono denominazioni d’origine importanti che fanno fatica a consolidarsi, a prendere il volo.  Il comparto deve ancora emanciparsi del tutto, tuttavia questa mancanza di maturità fa si che ci siano tante zone misconosciute ed eccitanti per i winescouter col bernoccolo per la novità. Al di là dei margini di crescita del turismo del vino, ancora tutto da esplorare e promuovere, il nostro Paese è divertente da girare: in ogni lacerto di territorio c’è un produttore da visitare e un vigna da camminare, altrove non è così. 

La Loira per Falcone?
La Loira è una grande palestra contemporanea, per un assaggiatore. Per imparare a conoscere le dinamiche del vino creativo la Loira è determinante, tanto nei bianchi quanto nei rossi. Sono vini che possono spiazzare e complicare la vita, però che originalità signori miei! C’è tutto, nei liquidi migliori: personalità, carisma, sapore, incisività, facilità di beva, capacità di stare a tavola. Aggiungo che è una regione bellissima sotto il profilo storico e geografico oltre che nel patrimonio architettonico e culturale. Difficile dunque chiedere di meglio”. 

 

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