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Conversazioni su Artisti e Vino

Joan Miró a Villa Manin: Soli di notte

By 13 Gennaio 2016No Comments
Joan Miró a Villa Manin: Soli di notte 1

Oltre 250 opere, gli oggetti personali dell’artista, tanti documenti e 50 scatti di grandi fotografi che ne hanno immortalato l’universo.

 

S’intitola “Joan Miró a Villa Manin. Soli di notte” la nuova e appassionante mostra in programma a Villa Manin di Passariano (UD) fino al 3 aprile 2016: un’occasione unica per scoprire nuovi affascinanti aspetti dell’ultima fase creativa e del mondo interiore di uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento. Un progetto espositivo originale, che propone circa 250 opere, tra grandi dipinti, sculture, disegni, schizzi e progetti dell’artista provenienti dalla Fundació Pilar i Joan Miró di Palma di Maiorca e dalle collezioni degli eredi – con alcune interessanti sorprese e anteprime –  arricchiti da documenti originali e tanti oggetti personali dell’artista e da un eccezionale focus di circa 50 scatti fotografici su Miró dei maggiori fotografi del tempo: Bresson, Mulas, Brassai, List, Man Ray, Halsmann, Gomis e tanti altri. Soprattutto, una mostra che vuole essere assolutamente evocativa dei luoghi, degli ambienti, dei suoni, delle emozioni che hanno accompagnato il pittore catalano negli ultimi trent’anni di vita trascorsi a Palma di Maiorca, ispirando, dal 1956 al 1983 (anno della sua morte), un radicale mutamento espressivo e tecnico del suo lavoro e della sua straordinaria arte. In quegli anni Miró cercava un luogo dei ricordi, un luogo degli affetti, un luogo dell’anima, per ripensare la sua arte e trasformarla completamente: e nella solitudine dei due studi di Maiorca, intraprese un processo di profonda analisi critica e di trasformazione del lavoro precedente. Nella luce dell’isola di Palma, la pittura di Miró si spoglia e perde cromatismi per lasciare sempre più spazio al segno immediato e violento e al nero: un nero drammatico e definitivo, che testimonia la ricerca dell’artista intorno ai temi del silenzio e del vuoto. Lo studio, come lui stesso dichiara, diventa un orto, un giardino interiore, un territorio, un recinto sacro. Così il rapporto con l’ambiente e con il contesto del suo operare diventa personale e stringente, fondamentale e funzionale in ogni dettaglio alla sua creatività: un’alchimia, una magia che la mostra a Villa Manin ambisce a ricreare attraverso relazioni e interconnessioni tra capolavori esposti e materiali di approfondimento.

 

Testo: Simona Pahontu